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Nel 1796 il giovane generale Bonaparte, prendendo il comando dell'esercito che doveva marciare contro l'Italia, portò con se quattromila soli luigi d'oro in contanti; la guerra doveva essere infatti finanziata esclusivamente con i beni italiani e quindi Napoleone doveva categoricamente vincere. Nel 1800, a Marengo, sbaragliò infatti l'esercito austriaco, costringendolo a chiedere l'armistizio. Alcuni mesi dopo, a Torino, la Repubblica Subalpina batteva una moneta aurea da 20 franchi, del peso di sei grammi e quarantacinque, recante la dicitura "L'Italie delivré a Marengo". Con questo pezzo si era coniato il capostipite delle monete denominate in seguito marenghi, che lo stesso Napoleone fece coniare, oltre che in Francia ed in Italia, in Spagna, Olanda, Westphalia e Belgio. E - altra importante riforma monetaria conseguente a grandi imprese militari, - si era nello stesso tempo introdotta la prima moneta che si suddivideva a sistema decimale, elemento che caratterizza la monetazione moderna.

Nel 1865 questa unificazione di pesi, titolo e tipo delle monete viene sancita dalla costituzione della Unione Monetaria Latina cui partecipano, oltre ai paesi già citati, anche Svizzera, Grecia e Romania. Monete equivalenti a quelle dell'Unione Latina vennero battute anche nelle zecche austro-ungarica e russa.

In contrapposizione alle monete dell'Europa continentale, l'Inghilterra, dopo la ghinea, iniziò nel 1814 la coniazione della sterlina, il rovescio della quale, mantenuto inalterato dal 1871 al 2001, è dovuto all’incisore italiano Pistrucci. Tale rovescio ci mostra San Giorgio a cavallo che uccide il drago, per cui, quando Albione era al suo apice economico, si diceva che i suoi punti di forza erano la flotta e la cavalleria di San Giorgio, cioè appunto le sterline. In America comparivano il dollaro d'argento ed i pezzi aurei, che recavano dapprima la testa della libertà e, in un secondo tempo, l'effigie del pellerossa.

Due minori categorie di monete ci ribadiscono che questo mezzo di scambio ha una sua funzione in ogni condizione ed in ogni epoca. La prima è quella delle monete ossidionali, coniate cioè in città assediate, delle quali ricorderemo Zara e Palmanova nel 1813-14.

La seconda è quella delle monete d'emergenza o di necessità; di queste ricorderemo i pezzi in ceramica di Meissen in Sassonia, i francobolli inseriti in astuccini rotondi d'alluminio del 1915-18, i gettoni in nickel emessi dagli svariati hotel-casinò di Las Vegas a sostituire i dollari in argento non più coniati dalla zecca statunitense ed i buoni da 500 lire del 1966, in argento, validi per il ritiro dei prodotti dell’azienda casearia Biraghi.

Interessantissime le monete commemorative, l’origine delle quali si può già ritrovare nelle monete di consacrazione romane, nelle quali si divinizzava un imperatore o la di lui consorte.

Nel secolo sedicesimo i dogi veneziani, per sostituire il dono di cinque anatre che facevano ogni anno a dicembre ai nobili del maggior consiglio, fecero battere speciali coniazioni, d'argento e d'oro, dette appunto oselle, cioè anitre, uccelli.

Tra le monete commemorative le più importanti serie sono quelle degli scudi emesse dalla Svizzera in occasione delle feste che si tenevano per le riunioni dei Tiri Federali e quella dei mezzi dollari d'argento statunitensi, dove sono effigiati praticamente tutti i principali eventi ed i più importanti presidenti americani.

Di particolare interesse ritengo si possano definire i "Maundy sets" che traggono il loro nome dal "Maundy Day" o "Maundy Thursday". Riallacciandosi all’episodio della notte dell’Ultima Cena, quando Gesù, legatosi un tovagliolo alla vita, lavò i piedi ai suoi discepoli e dette loro il mandato che ci si amasse gli uni gli altri, riprendendo il rito del pediluvium, portato in Inghilterra nel quinto secolo dai seguaci di Sant’Agostino, nel 1213 Re Giovanni Senza Terra prese parte alla cerimonia del Giovedì Santo e regalò 13 pence a 13 poveri. Durante il secolo successivo fu abitudine dei membri della casa reale presenziare alla cerimonia distribuendo doni in denaro ed abiti a 13 bisognosi scelti a caso.

Fu Enrico IV che iniziò la pratica di mettere in relazione il numero dei poveri a cui spettava il regalo con l’età del regnante, in modo che il numero crescesse gradualmente durante il regno. Dal 1662 sotto Carlo II s’iniziò la battitura di speciali serie di monete composte di quattro valori: 4-3-2-1 pence; queste serie vengono tuttora coniate in buon argento e distribuite ogni anno – come nei secoli scorsi – in borsette multicolori di morbida pelle, racchiuse da lacci anch’essi multicolori. Nella Torre di Londra è esposto come parte del tesoro reale, il piatto d’argento di oltre 6 kg. dove, nel giorno della cerimonia, vengono depositati i sacchetti di monete da distribuire.

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Umberto I, Re d'Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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